venerdì 13 gennaio 2012

Kindle VS libri: tanti buoni motivi per passare al digitale

Il giorno in cui sentii parlare per la prima volta di libri digitali storsi il naso: perché, mi dicevo, sostituire con un freddo dispositivo il piacere di tenere in mano un libro, di accartocciarne le pagine, di scrivere sui suoi margini? L'odore della carta, l'odore di cui si è impregnato il libro durante la lettura, le personalissime "orecchie" ai lati della pagina e i più o meno evidenti segni a matita accanto alle frasi o ai passaggi significativi sono caratteri insostituibili di ogni lettore e di ogni libro letto.
Capita infine di prendere l'aereo e di avere nel bagaglio da imbarcare 4kg di libri. E allora ti chiedi: rinuncio ad un libro o a due maglioni? Ecco, un ebook non pesa niente: averne 100 o 500 è del tutto indifferente! L'ebook non occupa spazio, lo puoi acquistare dovunque ed in qualunque lingua: basta avere un account su Amazon e da qualunque dispositivo connesso alla rete si può inviare al proprio Kindle un ebook pronto da leggere. Ed ecco altre comode funzionalità a nostra disposizione: i segnalibri, le note, i link al dizionario o a Wikipedia....

Ma  non è tutto. L'impronta sull'ambiente di un libro è enorme comparata a quello di un ebook. Quanto incide in termini di emissioni di CO2 la produzione e il trasporto di un libro di carta? Secondo le stime di Cleantech per ogni libro di carta vengono emessi 7,5 kg di CO2. Un Kindle costa l'equivalente di 168kg di CO2. 
Per produrre un libro cartaceo sono necessari circa 26,5 L di acqua. Per creare un ebook sono necessari meno di 2,5 L, mentre per creare un Kindle sono necessari quasi 300 L di acqua.

La produzione dell'inchiostro per stampare il libro rilascia in atmosfera diversi composti organici volatili che contribuiscono a creare smog ed inquinamento. Il Kindle rispetta gli standard europei RoHS che proibiscono l'uso degli elementi peggiori nel processo di produzioni elettroniche. C'è da considerare anche che per produrre le batterie dei dispositivi tecnologici sono necessari materiali (ad esempio il litio) che provengono da regioni instabili o sono particolarmente rare.

Facendo due conti, leggendo circa 23 ebook sul Kindle si recupera la spesa in emissioni di CO2. Per eguagliare le spese in termini di acqua consumata invece vanno letti almeno 13 ebook. Per un lettore che legge all'incirca 6 libri al mese, l'ebook è un contributo alla natura non indifferente. Ed è un aiuto anche per le nostre finanze, dato che sono molti gli ebook venduti a meno di 1€ o ceduti a titolo gratuito da Amazon!

Se dei 3 miliardi di libri che ogni anno vengono venduti negli Stati Uniti, almeno la metà fosse sostituita da un ebook verrebbero salvati circa 24 milioni di alberi (che assorbirebbero circa 600 mila tonnellate di CO2), si eviterebbe l'emissione di CO2 per la produzione, il trasporto e lo smaltimento dei libri... insomma comprare digitale conviene a noi e all'ambiente!

mercoledì 11 gennaio 2012

Gli eco-tecnologici supertree


Cosa sono esattamente i supertree?
I supertree sono strutture dalle sembianze di alberi che dominano il panorama dei giardini di Singapore: hanno una altezza che varia tra 25 e 50 metri. Sono giardini verticali che assolvono una serie di funzioni tra cui fornire supporto, grazie alla struttura esterne in acciaio, a felci rampicanti e vari rampicanti fioriti. Inoltre creano ombra e lavorano come motori energetici per l’intero parco.
I Supertree daranno casa a uniche ed esotiche felci, orchidee ed anche ad una vasta collezioni di bromeliacee. All’interno un nucleo in calcestruzzo forato consente il flusso di aria dall’impianto geotermico.

I supertree sono costruiti sfruttando tecnologie ambientali che mimano le funzioni dell’albero. Quali sono le più note funzioni che assolve un albero? La conversione dell’energia solare per mezzo della fotosintesi è la prima e più invidiata, senza dubbio. Ed ecco che i supertree utilizzano per mezzo di celle fotovoltaiche l’energia solare per l’illuminazione.
Inoltre gli alberi assorbono l’acqua delle piogge per trarne nutrimento: i supertree analogamente raccolgono grazie a bacini collettori l’acqua piovana affinché sia utilizzata per l’irrigazione dei giardini e per le fontane. 


Dato che l’occhio vuole la sua parte e il turista è sempre più esigente di emozioni forti, sarà anche costruito un camminamento ad elevata quota tra alcuni dei più grandi Supertree per i visitatori che vogliano fare una passeggiata mozzafiato sul tetto dei Giardini. I Supertree ospiteranno inoltre negozi e di notte saranno animati da luci e proiezioni di filmati.

Un giardino-serra per aprirci gli occhi sul futuro del Pianeta



A pochi mesi dall’inaugurazione dei Gardens by the Bay a Singapore vediamo in cosa consiste il progetto vincitore del concorso del 2006: è un colossale esempio di ingegneria ispirata alla natura per produrre costruzioni architettoniche sostenibili. Lo studio di progettazione che ha presentato l’idea è Wilkinson Eyre, in collaborazione con lo studio britannico Grant Associates e gli ingegneri dell’Atelier ten.

Un po’ di dati: i giardini botanici avranno una superficie totale di circa 101 ettari, di cui la superficie coperta, divisa in due gigantesche serre, ammonta a 16.000 metri quadrati.
Quello che la natura crea l’uomo imita, per riproporre le caratteristiche climatiche e vegetali del nostro pianeta grazie al capace utilizzo delle più moderne tecnologie rinnovabili.  La domanda cui si cerca di dare una risposta è: “Che fine farà il nostro Pianeta se non sarà possibile fermare il riscaldamento globale?”. La risposta, o meglio una possibile risposta, è nei Gardens by the Bay di Singapore: attraverso una passeggiata nelle grandi serre sarà possibile avere una preview delle conseguenze.

Come realizzare enormi serre climatizzate senza emissione di anidride carbonica? Le serre sono una struttura di vetri ad alta efficienza sostenuti da uno scheletro di archi in acciaio: i raggi solari in grado di penetrare all’interno della serra sono circa il 65% mentre entra solo il 35% del calore solare. All’interno delle serre, una serie di vele triangolari formano un sistema di ombreggiamento interno. Per regolare la temperatura interna sarà dunque sufficiente aprire le finestre nella parte più alta della vetrata per favorire un naturale ricircolo dell’aria calda verso l’esterno.
Per la climatizzazione e le altre necessità dei giardini (ad esempio l’illuminazione, il ricircolo dell’acqua) verranno installati diciotto alberi giganti, i cosiddetti Supertree: al posto della nota chioma questi alberi supertecnologici hanno pannelli fotovoltaici, collettori solari, condotti di areazione, serbatoi per la raccolta dell’acqua piovana e attrattive per i turisti.
A nutrire la tecno-foresta sarà il National Park Board che con i suoi 3 milioni di alberi quotidianamente soggetti ad interventi di manutenzione fornirà scarti di legname utilizzabile come biomassa. Anziché buttare ben 5000 tonnellate di ritagli di legno al mese. Le schegge di legno saranno bruciate in caldaie che forniscono energia all’intero giardino.
Non si spreca nulla: i fumi saranno usati per produrre energia elettrica e climatizzare l’aria, le ceneri fertilizzeranno i vegetali presenti nel giardino.

Il progetto è molto ambizioso: un tentativo di imitare la natura così come solo la tecnologia riesce a fare. Questo concetto va oltre la classica visione di costruzioni ecologiche o green: non sono progetti a basso impatto ambientale, sono progetti che cercano ispirazione nell’ecosistema più chiuso che abbiamo a disposizione, ovvero la Natura. Nulla in natura viene scartato, stoccato, isolato: tutto interagisce con ciò che lo circonda a creare un prodotto.
Attendiamo il giugno 2012 per l’inaugurazione di questo piccolo gioiellino di ingegneria e tecnica ecosostenibile.

sabato 7 gennaio 2012

I sacchetti intelligenti


A partire dall’1 gennaio 2011 è entrato in vigore il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica: gli esercizi commerciali possono esaurire le scorte di sacchetti a titolo gratuito per il cliente e contemporaneamente devono dotarsi di un’alternativa più ecologica.


Difficile però risulta sostituire un materiale così resistente all’usura e agli strappi con qualcosa di ecocompatibile. Una proposta arriva dai laboratori del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia: il sacchetto intelligente è creato con carta biodegradabile al 100%, trattata con un polimero naturale il PHA (o poliidrossialcanoato) prodotto grazie alla fermentazione batterica di scarti derivanti da diverse lavorazioni industriali. Il polimero è realizzato in modo naturale, è biodegradabile al 100%, è biocompatibile e possiede proprietà antiossidanti e antimicrobiche. Unendo tale polimero alla carta è possibile ottenere sacchetti resistenti e altamente impermeabili utilizzabili per trasportare la spesa oppure per raccogliere i rifiuti umidi.


Al posto del comune sacchetto dell’umido, ad esempio, sarà possibile utilizzare questi sacchetti dotati di una struttura rinforzata che evita la perdita di liquidi. La sua natura biodegradabile inoltre consente di riciclare l’intero sacchetto ed il suo contenuto. Il rifiuto umido inoltre viene ossigenato grazie alla particolare struttura del materiale, diminuendo così la formazione di cattivi odori e favorendo il processo di compostaggio.


Numerose quindi sembrano essere le applicazioni di questo polimero naturale, e altrettanto varie ed ingegnose le soluzioni a nostra disposizione per sostituire la plastica classica, inquinante in modo inaccettabile. Basta volerlo!

venerdì 6 gennaio 2012

Appendini eco-friendly


Lasciare segni indelebili nell’ambiente è out: l’offerta di prodotti che tengono in considerazione la salvaguardia dell’ecosistema sta diventando una strategia di marketing sempre più diffusa. La novità arriva dal marchio di abbigliamento Breach, che da sempre si dimostra sensibile alle tematiche ambientali: un nuovo materiale ecocompatibile a basso impatto ambientale, riciclabile e smaltibile come il legno. Grazie ad un accordo siglato nel luglio 2011 con la Mainetti, grande fornitore di appendini per abbigliamento, è stato possibile concretizzare il progetto di appendini eco-friendly.


Ma di cosa sono fatti questi nuovi appendini? La bioplastica di cui sono composti si chiama Liquidwood: è un materiale termoplastico che si ottiene da una miscela di Lignina ed alcune fibre naturali, come lino e canapa, oltre all’aggiunta di altri addittivi naturali (ad esempio cera d’api). Una volta stampato ha l’apparenza della plastica tradizionale ma è atossico, ha basso impatto ambientale, è al 100% biodegradabile e riciclabile. Addirittura, una volta deciso di non usare più l’appendino è possibile gettarlo tra le fiamme del caminetto come un comune ceppo di legno.
Ecco un'altra bella proposta per sostenere l'ambiente a partire dalle piccole cose!

giovedì 5 gennaio 2012

Dalla california l'auto sportiva a emissioni (quasi) zero


Comprare un’auto sportiva è il sogno di tanti. Al giorno d’oggi però risulta proibitivo in termini di investimento iniziale ma soprattutto di mantenimento: con il prezzo dei carburanti in costante aumento, possedere un’auto dalle prestazioni di prima classe è diventata realtà solo per pochi fortunati.

Dalla California però un’altra innovazione nel panorama delle auto elettriche, o meglio delle auto ibride. È la Fisker Karma, una Gran Turismo di lusso, dotata di porte, quattro posti, un aspetto sportivo e in apparenza aggressivo, con un’anima ambientalista. La vettura è spinta da due motori elettrici ma è dotata anche di un motore a benzina che consente di ricaricare la vettura ed aumentare l’autonomia del veicolo. È possibile muoversi in città ad emissioni zero, ma anche affrontare lunghi tragitti a velocità sostenuta consumando in media 3,5 l per 100km.

Sul tetto pannelli solari consentono di ricaricare, se esposti al sole, la batteria da 12 V necessaria per luci, radio ed accessori. Non meno ecologico l’interno della vettura: tessuti in ecopelle e legno riciclato per i rivestimenti.

Due le modalità di guida, Stealth e Sport. In modalità Stealth, con l’utilizzo soltanto dei due motori elettrici, la velocità è autolimitata a 153 km/h, accelerazione da 0 a 100 in 7,9 secondi e ha una autonomia di 80 km. In modalità Sport, con l’utilizzo anche del motore 2.0 turbo benzina con la funzione di ricaricare la batteria, la vettura ha velocità autolimitata di 200 km/h, accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,8 secondi e un’autonomia di 480 km. Completano il quadro cerchi da 22 pollici, pneumatici Goodyear realizzati appositamente con una spalla più alta delle comuni coperture e freni Brembo.

Non solo citycar nel panorama delle auto ecologiche: ora anche la clientela più esigente ha a disposizione un’auto dal design accattivante e dalle prestazioni sportive. L’unica pecca per i sognatori è il prezzo: per aggiudicarsi questo gioiellino saranno necessari dai 100 ai 118'000 €!

Minerv-PHA, la plastica del futuro



In una società sempre più invasa dalla plastica, numerose sono le iniziative volte a ridurne l’utilizzo o ad incentivarne il riciclo. Ma è difficile cambiare le abitudini del cittadino abituato al comfort e alla praticità dei packaging, ancor di più se l’offerta nei supermercati o nei negozi non aiuta a trovare alternative. In questo panorama fortemente condizionato dall’utilizzo di plastiche, materiali alternativi ed ecocompatibili vengono proposti e studiati quotidianamente. Tra questi appare molto promettente un nuovo biomateriale che immerso in acqua viene sciolto in 10-15 di giorni, la plastica biodegradabile Minerv-pha.
Ma chi ha avuto l’idea? Sono stati due imprenditori italiani, Marco Astorri e Guy Cicognani. La materia prima per ottenere questi biopolimeri, i PHA’s, sono monomeri prodotti in natura da una fermentazione batterica dello zucchero: alcuni tipi di batteri si nutrono con sughi di scarto della barbabietola o della canna da zucchero.
<<Il segreto non è nel batterio o in cosa produce, ma piuttosto nel come farlo crescere più rapidamente e produrre il Pha più puro possibile>>, spiega Cicognani. La ricetta giusta per la produzione di Pha, spiega Begotti, capo dello sviluppo alla Bio-on (società nata nel 2007 con sede a Bologna che possiede il know how per produrre questa bio-plastica), sta nel creare il mix di zuccheri e ossigeno che faccia ingrassare rapidamente i batteri senza intossicarli. Estraendo e trattando la sostanza prodotta dai batteri si ottengono monomeri dalle interessanti caratteristiche di resistenza e flessibilità. Possono essere creati più di 100 monomeri differenti combinabili per dar vita a materiali con proprietà dalle più varie. 
In molti hanno pensato di sfruttare le lunghe catene create a partire da questi monomeri ma i costi rendevano queste plastiche poco competitive rispetto a quelle classiche. Dove altri hanno fallito la Bio-on ha risolto il problema creando una nuova plastica denominata Minerv. Il Minerv-pha in particolare ha ottime proprietà termiche (soddisfa esigenze produttive che vanno da -10°C a 180°C) e può sostituire prodotti altamente inquinanti quali PET, PP, PE…
E i vantaggi non finiscono qui: il biopolimero scompare in acqua batteriologicamente non pura nel giro di pochi giorni. Ad esempio scompare in 10 giorni all’interno di normale acqua di fiume, o di mare, a temperatura ambiente e senza nessuna forzatura. 
L’intenzione della Bio-On è di vendere licenze e impianti “chiavi in mano”, in maniera da diffondere il più possibile l’invenzione. Il primo impianto che è in fase di costruzione nel bolognese sarà operativo nel 2013. Non ci resta che attendere e sperare che tale prodotto sia ben presto disponibile e sostituisca le plastiche più inquinanti che da tempo degradano il nostro ambiente.

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